Anticamera della morte - Pinot Gallizio - Alba

Anticamera della morte – Pinot Gallizio

[us_grid post_type=”attachment” images=”2420,2419,2418,2423,2425,2424,2961,2962″ orderby=”post__in” items_quantity=”” items_layout=”gallery_default” columns=”4″ items_gap=”5px” img_size=”us_600_600_crop” overriding_link=”popup_post_image” breakpoint_1_cols=”4″ breakpoint_2_width=”768px” breakpoint_2_cols=”4″ breakpoint_3_width=”480px” breakpoint_3_cols=”2″][us_separator]

Installazione ambientale, 1963, Spazio Gallizio, Centro studi Beppe Fenoglio, Alba

L’opera è l’ultima installazione realizzata da Pinot Gallizio che spinto dall’idea premonitrice della morte imminente, credendosi malato di cancro, a partire dal 1963 abbandona la ricca e svariata tavolozza, per passare al nero, colore con cui dipingerà le ultime opere.

L’artista ricopre con uno strato di vernice nera un mobile a scaffali dello studio, disposto lungo due muri ad angolo, trasformando così gli oggetti accumulati nel corso della sua vita, in reperti archeologici, testimoni silenti della sua esistenza.

Nel 2019 Mnemosyne Servizi è stata coinvolta per eseguire una manutenzione completa di quest’opera. Lo studio preliminare ha permesso di comprendere lo stato di conservazione e la complessità materica. Infatti, l’anticamera della morte si compone di numerosi oggetti e quindi si ritrovano molti materiali differenti: legno, vetro, ceramica, metallo, alluminio, terracotta, pietra, osso, carta… Tutte le superfici sono ricoperte da uno strato disomogeneo di pigmento nero debolmente legato e molto ricettivo nei confronti della polvere.

Dopo aver mappato la posizione di tutti gli oggetti questi sono stati spostati per essere fotografati, accuratamente puliti e consolidati dove necessario.

Da un punto di vista filologico il lavoro è stato molto interessante e complesso, poiché la pulitura e il consolidamento dell’installazione non doveva incidere sulla suggestione polverosa che la materia pittorica conferisce agli oggetti. L’uso da parte dell’artista di oggetti d’uso quotidiano, già usurati, rovinati, scheggiati, parziali, non doveva portarci nell’errore di restaurare la loro integrità, ma preservare la loro usura e distinguere il danno precedente l’uso come oggetti atti alla creazione artistica, da quei danni occorsi successivamente.

L’opera è visibile nello spazio Gallizio allestito presso il Centro studi Beppe Fenoglio ad Alba (CN), Italia.

https://www.centrostudibeppefenoglio.it/it/categorie/5095-5308/pinot-gallizio/museo-diffuso-pinot-gallizio


Pubblicato

in

da

Tag: